GRAZIANTONIO PALASCIANO (1942 - 2016) |
BIOGRAFIA
Graziantonio Palasciano nasce ad Altamura il 2 maggio 1942, ha lavorato per molti anni nel campo edilizio. Nel 1968 rimane vittima di un gravissimo incidente stradale che lo rende cieco.
Nel 1971, dopo essersi diplomato alla scuola per centralinisti telefonici ciechi di Brescia, viene assunto dal Comune di Altamura, ove ha prestato servizio come centralinista telefonico.
La data del 29 agosto del 1968 stravolge la vita del nostro autore che, grazie ad una incredibile forza di volontà e alla fede che non lo abbandona e che riesce a fargli superare il passaggio dalla "luce" al "buio", trasforma, superando atroci momenti, quella data in una occasione di ripartenza nell'avventura della vita, accettando la realtà, ma mai subendola, diventando da cieco protagonista della vita sociale altamurana e esempio per gli altri videolesi. Coinvolge i ciechi altamurani nelle attività dell'associazione che Tonino, come lo chiamano tutti, istituisce ad Altamura nel 1970 riuscendo a trasformare, con mille iniziative, il "buio" in occasione di vita e non di abbandono. Egli ha educato a un diverso modo di "vedere" la cecità.
Vulcano di idee, di iniziative e di lotte, pone la propria vita di cieco al "servizio dei ciechi", facendo diventare nel tempo la sezione Unione Italiana Ciechi di Altamura, di cui è presidente sin dalla sua istituzione, punto di riferimento insostituibile dei videolesi altamurani sia per la soluzione delle loro necessità ordinarie e quotidiane sia quale sicuro porto per ogni loro tormento interiore. I soci della sezione sanno di trovare nei momenti di sconforto sempre aperte le porte dell'associazione, per incontrare in ogni momento Tonino che, grazie alla sua pazienza, alla sua capacità e disponibilità all'ascolto, riesce sempre a dare slancio, carica, conforto e voglia di ricominciare a tutti coloro che vivono nel buio e che molte volte riescono a "vedere" la vita e i suoi veri valori in maniera più nitida e netta di coloro che posseggono il dono della vista.
Con Tonino l'associazione è diventata nella realtà sociale altamurana protagonista in ogni campo e in ogni iniziativa. Infiniti sono gli interessi che l'autore coltiva; basta scorrere l'elenco interminabile dei riconoscimenti attribuitigli per aver chiara la poliedricità delle attività. l riconoscimenti e le onoreficenze non hanno intaccato in alcun modo il suo animo semplice. Chi ha la fortuna di conoscere Tonino Palasciano rimane immediatamente catturato dalla forte personalità e dalla voglia di vivere che trasferisce all'interlocutore, che dopo pochi minuti non può fare a meno di chiedersi da dove questo uomo, cosi profondamente segnato dalla vita, riesce a trovare la forza di andare avanti, infondendo forza e voglia di vivere a chi lo circonda. Chi lo conosce bene sa che tutto proviene dalla sua grande fede, dal suo grande coraggio e dal grande ruolo che la sua nutrita famiglia ha nella vita di Tonino.
Non è facile vivere da ciechi: per noi normodotati basta chiudere per qualche minuto gli occhi per capire quanto sia difficile muovere persino un passo avendo come guida il "buio".
Tonino Palasciano, una bella persona, un esempio di testardaggine altamurana, ci ha lasciati l'11 settembre 2016.
1 ottobre 2009
Graziantonio Palasciano dona alcune sue pubblicazioni al Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, in visita ad Altamura.
LA CATTEDRALE DI ALTAMURA
Guida per immagini
PRESENTAZIONE
Graziantonio Palasciano è un autore che non finisce mai di stupire. Fecondo e peliedrico, ha dimostrato di saper passare con disinvoltura e innate capacità dalla poesia al racconto, dalla storia al libro d'arte. Si, libro d'arte, perchè così può essere definito questo suo ultimo lavoro.
Anche se il tema trattato, la Cattedrale di Altamura, non è nuovo ed è stato oggetto di una letteratura specifica che affonda le sue radici nella prima descrizione storico-scientifica fatta dal tedesco Wilhelm Heinrich Schulz pubblicata nell'opera Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien (Dresda 1860) - dopo che l'illustre studioso ebbe visitato la chiesa nel 1848 - e continua ancora ai giorni nostri.
Diverso può considerarsi l'approccio dell'autore, che ha voluto affidare alle immagini fotografiche, più che alle parole, le bellezze di questo monumento di "arte e fede" (com'è stato più volte definito), che affascina tutti coloro che lo ammirano e lo visitano.
Le bellissime foto, che sono l'aspetto più appariscente del volume, unite a una descrizione sintetica ed incisiva, quanto basta per fornire le informazioni essenziali, collocano questa pubblicazione a mezza strada tra un libro d'arte e una guida storico-artistica. La scelta del sottotitolo "guida per immagini" ne è la conferma.
Palasciano ha voluto chiudere significativamente un ciclo di opere dedicate alle bellezze artistiche, storiche, monumentali della sua amata città con un libro diverso dagli altri, sia per formato che per contenuto e veste grafica. E il soggetto scelto non poteva essere se non la Cattedrale, segno distintivo di Altamura, orgoglio di una comunità ab origine disomogenea, ma che ha trovato proprio all'ombra di quell'edificio sacro che porta l'impronta del grande svevo, Federico II, così come la città da lui ricostruita e ripopolata.
Alla luce di un prodotto editoriale ricercato, a cui l'autore ha rivolto tutte le sue attenzioni, non si può non tributare un ennesimo plauso a Graziantonio Palasciano, che ha voluto con questa pubblicazione, così come avveniva ancora qualche decennio fa nell'arte fotografica, stampare le immagini più belle di questa Cattedrale, dopo averle sviluppate al buio della camera oscura della sua cecità.
Con ogni miglior agurio all'Autore e ai suoi affezionati lettori.
Michele Castoro
Arcivescovo di Manfredonia, Vieste, S.Giovanni Rotondo
ALTAMURA
Leonessa di Puglia
INTRODUZIONE
Un prezioso strumento
Conoscere il paesaggio e l'ambiente che ci circonda, risultato dell'integrazione millenaria tra risorse naturali e intervento umano, conoscere il proprio territorio e la sua storia, saperne individuare le specifiche qualità che lo rendono unico e non riproducibile è l'obiettivo che si pone la guida di Graziantonio Palasciano che ho il piacere di presentare insieme al Sindaco di Altamura. Raccontare una città con tutto il suo patrimonio naturalistico, archeologico, storico e artistico non è impresa da poco, soprattutto se questa città è Altamura. E' dalla Cattedrale che parte il suo viaggio in itinerari che via via si articolano fino a raggiungere i luoghi più noti della storia geologica e archeologica del territorio: il Pulo, la grotta di Lamalunga e il sito con orme di dinosauri. La presentazione della Chiesa federiciana si avvale di numerosi dettagli che renderanno completa e affascinante la visita, anche attraverso una serie di immagini su particolari spesso inediti.
Nulla è stato trascurato dall'Autore che ha considerato chiese e monasteri, musei e biblioteche, claustri e mura, proponendo al lettore una vasta e completa offerta culturale. Il suo racconto, semplice e efficace, riuscirà ad attrarre l'attenzione del pubblico e ad offrire spunti sia per la conoscenza che per la semplice curiosità.
Ben venga questa guida, tradotta in due lingue, francese ed inglese, che consentira anche ai turisti stranieri, ormai frequentatori abituali di Altamura, di poter soddisfare le loro curiosita. Tanto più pregevole risulta l'opera in quanto l'Autore, pur fortemente legato alla sua terra, si è occupato di altro nel suo vivere quotidiano, forse spinto verso questo impegno dal dovere di rendere omaggio ad una storia cosi prestigiosa. ll lavoro di Graziantonio Palasciano non è solo una guida turistica, un prezioso strumento di conoscenza, ma e molto di piu: è la testimonianza eccezionale di chi, amando il suo luogo natio, ne accarezza il ricordo e con la sua fantasia ne impreziosisce l'immagine.
Donata Venturo
Direttore Museo Archeologico di Altamura
PREFAZIONE
Tra le tante pubblicazioni su Altamura l'ultimo lavoro di Graziantonio Palasciano, nostro concittadino emerito per le sue attività sociali e culturali, ha un posto importante.
"Altamura Leonessa di Puglia" è un libro che riunisce la storia antica e recente della città, corredata da un'interessante galleria fotografica, e che aggiunge elementi di conoscenza per offrire una visione completa. Si rimane sempre incantati dalla lettura di quello che Altamura è stato e di ciò che è perche, se la storia è maestra di vita, la nostra citta ha molto da insegnare con i suoi palazzi, il suo centro storico, le sue pietre, i suoi simboli, il suo paesaggio.
Questa pubblicazione può diventare anche un utile veicolo di promozione turistica perché associa ai testi anche delle parti in inglese ed in francese, permettendo cosi di arrivare ad una platea più vasta di fruitori rispetto a molti altri libri che lo hanno preceduto.
Per tutta la vita al servizio di fasce svantaggiate della popolazione, negli ultimi anni Palasciano ha scoperto un'attitudine alla scrittura di cui è diventato un genuino interprete, con tanta voglia di conoscere ed altrettanta di fare conoscere.
Porta la sua firma anche un altro lavoro, sui Prelati e sui Sindaci di Altamura, che è un documento altrettanto utile per conoscere la storia degli uomini che hanno fatto questa citta.
Graziantonio Palasciano merita pertanto un grande plauso per l'opera di divulgazione che sta facendo negli ultimi anni nonché per tutte le sue attivita a carattere sociale e culturale che lo vedono sempre spendersi in prima persona.
ll Sindaco di Altamura
Dr. Mario STACCA
LA DITTE E' JE' SUCCESSE
Proverbi, foto e detti altamurani
PREFAZIONE
Graziantonio Palasciano, dopo aver pubblicato i precedenti testi "Il coraggio di Clara", in cui narrava l'entusiasmo e le difñcoltà esistenziali di una giovane donna cieca, la quale riesce ad affermarsi, nonostante tutto, nel tessuto sociale grazie anche alla sua grande fede e alla sua forza di volontà e '"Luce nel buio", dove il poeta, raccogliendo delle poesie di ispirazione quotidiana, canta la forza della luce che illumina anche le tenebre, adesso si cimenta nella conoscenza della tradizione vernacolare, cercando di dare memoria storica a quegli insegnamenti, tradizioni, valori ereditati con saggezza e sagacia dai propri antenati e custoditi con cura nella propria mente e nel proprio animo. La necessità di raccogliere in un testo i proverbi, le fotografie e i detti altamurani nasce dal desiderio di recuperare dei moniti, degli esempi del passato, che sono ancora attuali e veritieri, ma che, comunque, vengono ignorati dalle nuove generazioni.
Recuperare, allora, il passato per riscoprire e valorizzare il presente, per avere una valida bussola di riferimento per poter orientarsi meglio nei meandri dell'esistenza.
ll nostro autore vuole proporre una valorizzazione delle nostre origini, delle nostre tradizioni, partendo dalla lettura attenta e allegra di proverbi, modi di dire tipicamente altamurani. Vivere il passato, non per evadere dal presente, ma per rafforzare meglio le fondamenta della nostra identità.
"La ditte è jé succésse": ciò che i proverbi avevano previsto si è verificato.
Giuseppe Proggi
UN PRIGIONIERO SENZA SBARRE RACCONTA
Note di storia altamurana
Scrivere di una personalità cemplessa e nello stesso tempo singolare come quella di Graziantonio Palasciano, di cui si rischia di non evidenziare abbastanza caratteristiche umane e sociali altamente pedagogiche, non è cosa facile.
Tenterò di tratteggiare il cammino biologico e cronologico che dia spazio alle incredibili vicende umane che hanno modificato una vita all’insegna della semplicità e normalita iniziali fino a catapultare nel baratro del buio in cui a tentoni ha trovato il coraggio di aprire spiragli di luce nel sociale.
ll nostro Palasciano nasce ad Altamura il 2 Maggio del 1942 e, inserito in una medesta famiglia, vive un’infanzia serena che gli permette di conseguire la licenza elementare.
Trascorre una giovinezza all’insegna del lavoro faticoso tipico di quell’epoca e poi la decisione di formare una sua famiglia, desiderio pienamente realizzato, visto che Dio copiosamente gli ha regalato sette figli. Credere nel valore del matrimonio e dell’unione familiare, lo ha agevelato nell’ora in cul nel 1968, vittima di un gravissimo incidente stradale, si e ritrovato impedito nella sua normale abitudinarietà ma, coadiuvato dalla pazienza inappagabile della moglie e dei figli, ha cominciato a convivere con la cecità sconfiggendola, mettendo fuori tutta quella grinta e quella sensibilità sociale che ora noi tutti riconosciamo in lui.
Nel 1972 ha conseguito il diploma di centralinista telefonico cieco presso l'lstituto Professionale di Brescia "Carlo e Giulia Milani". Nel 1987 ha conseguito il diploma di educatore specializzato per non vedenti presso l’Istituto Statale "Augusto Romagnoli" Roma.
E’ uno dei volti più noti della nostra città anche per l’incarico assolto per 38 anni come centralinista telefonico presso il Comune di Altamura. Il 1970 segna il primo gradino di una scala di impegni sociali che lo perterà al raggiungimento di vette onorifiche e gratificanti, frutto meritevole di un lavoro costante e dedito al servizio che contraddistingue il Palasciano conosciuto oltre i confini altamurani. ln tutti gli anni di militanza nell’Unione Italiana Ciechi in cui, oltre alla carica di presidente, ha ricoperto ruoli di prestigio come Consigliere Provinciale, Vice Presidente Provinciale, Consigliere Regionale, Delegato al Cengresso Nazionale, ha lottato energicamente per il riconoscimento dei diritti dei videolesi e per dar loro una possibilità di riscattarsi e di reinserirsi da protagonisti nel macroscopico tessuto sociale.
Educatore e consulente per videolesi, ha organizzato corsi di formazione per l’inserimento dei ragazzi non vedenti nel mondo della scuola e del lavoro; si e adoperato per la preparazione e la formazione degli insegnanti e dei genitori dei piccoli videolesi, organizzando corsi di apprendimento di lettura e scrittura Braille, di alfabetizzazione informatica.
L’associazione altamurana sapientemente gestita da Tonino, cosi chiamato amichevolmente, è un punto di forza per tutti coloro che si trovano a vivere improvvisamente o da sempre il grave disagio della cecità, quasi metaforicamente Tonino è la luce per ogni loro necessità. Chi può capire un disagio se non lo vive in prima persona? Egli è un cieco al servizio dei ciechi e questa sensibilità ha rafforzato la sua testimonianza di fede e per l'esempio di vita cristiana il Papa Giovanni Paolo ll nel 1982 lo ha insignito del titolo di "Equitem ordinis sancti Silvestri papae".
Nel corso della sua carriera di operatore sociale ha accumulato varie onorificenze di cui può sentirsi orgoglioso, ma non se ne fa vanto. ll presidente della Repubblica, Sandro Pertini, lo ha nominato "Cavaliere della Repubblica italiana".
Sempre nel 1982 è stato insignito del titolo di "Accademico d’onore a vita", dall’Accademia Internazionale di Lettere Arte e Scienza di Bologna. Nel 1988 Sua Santità Giovanni Paolo ll lo insignisce del titolo di "Commendatorem ordinis sancti Gregorii Il/Iagni". Nel 1990 il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, lo nomina "Ufficiale della Repubblica italiana". Nel 1991 è nominato socio benemerito dell’Unione italiana dei Ciechi. Nel 1992 riceve il titolo di "Academicum" dall’ Accademia “Gentium pro pace". Nel 1993 diviene socio onorario dell'associazione "Amici del presepe" e infine nel 1993 è nominato Cavaliere di San Valentino.
Queste insigni onorificenze sono la risposta di benemeriti addetti ai lavori che hanno visto in Palasciano il paladino della propria e altrui disabilità. Questi titoli farebbero gola al plurilaureato alla ricerca di egocentrismo, mai Palasciano nella vita precedente poteva immaginare di raggiungere questi traguardi, ma, in un binomio degli opposti vita-morte, luce-buio, gioia-dolore, questo è avvenuto nella massima della tenacia, insomma voglia di non arrendersi mai di fronte alle sue difficolta proiettate nei fratelli non vedenti. Insieme all’azione Graziantonio Palasciano gratifica il suo spirito tramite la scrittura, affidando ad una penna amica e scorrevole i suoi profondi pensieri, facendosi cosi pendolare tra il reale e l’ideale in una sorta di simbiosi tra vissuto quotidiano e immaginario collettivo.
Passeggiando tra i vari generi letterari: poesia, romanzo, raccolta di proverbi popolari, libri ricchi di forte documentazione storica come le sue ultime fatiche, fa emergere quella maestria innata di chi fa della scrittura uno strumento di Verità.
Ha sfornato 10 libri di vario interesse, frutto di quella ingarbugliata situazione psicologica consequenziale ad un trauma che si respira leggendo tutto di un fiato i suoi romanzi.
Questo interesse letterario gli fa onore e ne è data testimonianza dalle prefazioni ai suoi testi, scritte da illustri nostri concittadini. L'augurio è che Palasciano possa continuare ad operare nel sociale con la caparbietà di sempre, con l’umile consapevolezza che molti hanno ancora bisogno della sua esperienza e che possa ancora regalarci altre opere, segnali di una mente sempre attiva e fertile così che noi possiamo ampliare il suo curriculum vitae.
Grazia Lorusso
E' con particolare partecipazione ed apprezzamento, che mi appresto a scrivere queste poche righe di presentazione ad un lavoro che, a mio modesto avviso, non ne avrebbe bisogno: il testo lo fa da se, il conclamato autore, Graziantonio Palasciano, anche. Sentimenti differenti si agitano quando si scrive, legge o si parla di monumenti d’arte, vie, piazze e claustri della propria citta, che trasudano storia da ogni pietra o di tradizioni devozionali, tipiche della cultura cui si appartiene.
Diversi e spesso contrastanti sono dunque gli stati d’animo che si provano, poiché vari sono i soggetti che entrano in relazione, direttamente o indirettamente, con un patrimonio storico-artistico e umano di fronte al quale si assumono atteggiamenti disparati, perché tali sono quelli delle forze politiche, degli amministratori locali, degli operatori e funzionari delle pubbliche istituzioni preposte alla tutela, dei rappresentanti dell’imprenditoria più impegnata nelle trasformazioni urbane, ma anche delle associazioni, enti culturali e ambientali.
l punti di vista nei confronti della storia, dell'arte, della tutela e valorizzazione cambiano a seconda degli interessi da perseguire e spesso si rivelano in contrasto tra loro.
Quando a scrivere, invece, e un appassionato cultore di storia locale, uno scrittore semplice, i cui messaggi, però, giungono dritti al cuore, una personalità impegnata nel sociale e che della sua gente diventa quasi "il cantore" delle antiche radici, allora non si può aver dubbi che l’amore che egli dimostra nei confronti della sua città e dei suoi tesori storici e culturali non è dettato da convenienze, ma è reale, concreto, disinteressato.
A Graziantonio Palasciano, quindi, autore di questo libro, non si può che esprimere un sentimento di gratitudine ed ammirazione per la sua grande forza interiore che lo porta sempre a produrre. Ripercorrere le vicende storiche, descriverne con gli occhi dell’anima e della memoria, quando non lo si può più fare col senso della vista, le bellezze della citta in cui si è nato e si vive, è una grande sfida, anche perché raccontare di una terra attraversata nei millenni da esperienze culturali di diversa origine, di peregrinanti ed occupanti, di transiti e di contaminazioni che hanno lasciato visibili tracce e che oggi evolve inesorabilmente in direzione delle aree metropolitane, significa raccontare anche le trasformazioni, un presente che ben presto diventa passato.
Palasciano è uno scrittore "prigioniero" della sua disabilità, ma doppiamente libero. Riesce a far tesoro di quanto gli si dice, gli si descrive, elabora le informazioni senza dover rispettare le regole della normale comunicazione; sviluppa e riproduce la realtà senza doversi confrontare con la stessa, come i normodotati. La realtà che narra è in un suo particolare mondo interiore; è fotografato nella sua memoria, un ultimo colpo di "fIash" prima dello "sviluppo in una triste camera oscura".
Ecco spiegato il titolo dato al volume. "Prigioniero senza sbarre" è l'ultimo in ordine di tempo dei contributi dati dall’autore alla conoscenza e promozione dell’immagine storico-artistica e turistica della sua città. Ricco di immagini, è un album che va sfogliato con la stessa curiosità e piacere che si mostra davanti ad uno di fotografie di famiglia. Lungi dal voler essere uno storico di professione, il sottotitolo "Note di storia altamurana" è eloquente, Palasciano descrive la sua città, ma lo fa prendendo in esame alcuni aspetti, scegliendo sapientemente determinati monumenti e palazzi e non altri, alcune località del territorio, emblematiche per la comprensione della sua antichità.
Attraverso la sua persona, e prendendola ad esempio, giunga un augurio anche a tutti coloro che si cimentano in queste sfide culturali, con l'auspicio che nella nostra bella Altamura vengano sconfitte le tentazioni di rinuncia e di apatia, che il provincialismo e l’autoreferenzialità, che riducono la cultura ad una miriade di frammenti non significativi, lascino il posto alla spontaneità del racconto di chi, "prigioniero senza sbarre", regala a tutti, autoctoni e non un racconto del passato della propria città veritiero e allo stesso tempo sentimentale.
Elena Saponaro
Presidente dell’Archlvio Biblioteca
Nluseo Civico di Altamura
INTRODUZIONE
“Sopra un colle sporgente nel piano a guisa di penisola, all’altezza di 7200 piedi sul livello del mare Adriatico e a Mezzogiorno della giogaia che divide la Terra di Bari dalla Basilicata, sorge Altamura, già da tempo appartenente alla Provincia pugIiese". La posizione del sito, collocato a guardia di un estesissimo territorio, pare abbia indotto Federico ll, ancor prima della sua incoronazione ad Imperatore, a riedificare la citta.
Attirò numerosi abitanti da diverse contrade, anche ebrei e greci, poiché venivano concessi alla città molti privilegi. Federico eresse in Altamura, in onore di Santa Maria Assunta, una Chiesa, il cui capo, con il titolo di arciprete, doveva essere immune da qualsiasi giurisdizione vescovile e dipendere direttamente dal sovrano e dal Papa.
L’origine della città affonda le sue radici nell’antichità. Alcuni la fanno risalire ai Mirmidoni, popolo della Tessaglia, all’epoca in cui era regina Altea, dalla quale derivò il nome di Altilia. Fu chiamata anche Petilia, Lupazia e infine Altamura. Secondo altri studiosi il toponimo Altamura deriverebbe, invece, dalla presenza delle alte mura che circondavano la citta. Fu distrutta dai Saraceni o Longobardi e riedificata dall’Imperatore Federico ll di Svevia.
La ricostruzione fu voluta per ragioni militari, diplomatiche, politiche e fiscali. La posizione territoriale della citta era favorevole, in quanto collocata tra la Murgia e la fossa bradanica, al centro di territori dominati dal potere religioso.
La sua riedificazione rientrava in un ampio programma politico, che si proponeva come obiettivo la rivendicazione di autonomia del potere laico da quello della Chiesa.
Le nuove mura furono innalzate sui resti della fortificazione megalitica che racchiudeva l’antico centro peuceta. Alla città medievale si accedeva da quattro grandi Porte: Porta Bari a Nord, chiamata dalle fonti Porta Fontana de Barda, Porta Matera a Sud, Porta Foggiali o delle Fosse a Est dove si trovavano i granai e il centro commerciale della città, Porta Carmine a Ovest. Un’aItra porta, di servizio al castello, si apriva accanto allo stesso maniero, di fronte al luogo nel quale nel Settecento fu costruita la chiesa di S.Teresa. Un accesso alla città peuceta era quello di Port'Alba, tra via Cassano e via Bari.
Oltre alle grandi Porte ve ne erano anche altre dette Porte Piccole o anche porticelle: quella dei Martiri e quella che si apriva sull’attuale via Marsala, nei pressi del Carmine.
Le Ponte e le Porticelle servivano per consentire l’accesso all’abitato, le cui chiavi erano tenute dal camerlengo che, all’imbrunire e all’alba, provvedeva alla chiusura e all’apertura.
Ad Altamura si creò una sorta di società multietnica e composita che costruì il proprio spazio comune in base a modelli urbanistici portati dalle terre e dalle zone di provenienza.
Nacque così un elemento tipico del tessuto del centro storico altamurano: il claustro.
Nonostante i tanti cambiamenti, il passare dei secoli, la storia di Altamura è ancora possibile leggerla attraverso le sue chiese, i suoi palazzi, i suoi claustri.
Altamura si presenta come una città in posizione privilegiata sulle Murge, nelle vicinanze di una grande arteria di traffico, l’Appia Antica, ben collegata con gli altri centri vicini, fortificata con due solide cinte murarie che la rendono un abitato ben sicuro.
Graziantonio Palasciano
LAVORARE E' UN PIACERE
Vecchi e nuovi mestieri
INTRODUZIONE
"Ora et labora". Nella tradizione benedettina il lavoro, unitamente alla preghiera, rappresentava lo strumento privilegiato che consentiva all'uomo di poter elevarsi verso una dimensione trascendente, attraverso il sudore della "fatica" e la riflessione interiore. Nel corso degli anni la concezione del lavoro si è evoluta a tal punto che esso non e più considerato come un mezzo, una opportunità per la realizzazione di sé come persona umana, ma un fine individualistico per poter sopraffare gli altri. Il lavoro, così come inteso dall'Autore, Graziantonio Palasciano, è uri momento sacro e piacevole della giornata, che consente al lavoratore di crescere, di maturare umanamente e professionalmente e di dare un contributo notevole per lo sviluppo della collettività.
"Lavorare è un piacere": è questo un monito lanciato dall'Autore, affinché tutti possano riscoprire, attraverso l'evoluzione dell'attività lavorativa, le proprie tradizioni, la propria identità storica, partendo dalla valorizzazione di quei lavori che hanno dato lustro e ricchezza al passato. Lavori nobili, poiché celano
la cultura di un tempo che sta cadendo nell'oblio. Si tratta, cioè, di riscoprire il modo autentico di lavorare dei nostri avi, caratterizzato dalla serietà, ma anche e soprattutto dalla collaborazione, dallo stare insieme, dal rispetto dei ruoli e della natura. Queste componenti necessitano di essere recuperate
in un contesto in cui l'individualismo prevale sugli interessi collettivi, la logica del profitto ignora spesso i diritti dei poveri lavoratori. Lo scrittore, proprio per sancire la sacralità del passato, utilizza "la lingua antica", la tradizione vernacolare. Il dialetto, infatti, quasi come un sottofondo musicale, consente di comprendere meglio le immagini che accompagnano la lettura del testo e permette di riscoprire quei suoni antichi che risuonano nelle orecchie del lettore come poesia attuale. D'accordo con le parole dell'autore, speriamo che questa opera letteraria contribuisca a far recuperare il piacere del lavoro e sia un tentativo per ricordare che esso è un diritto fondamentale che deve essere assicurato a tutti.
Giuseppe Proggi
PREFAZIONE
Sottile, acuta, incisiva. Apre le finestre della memoria e accende le luci della mente. Questa è la parola. Corre veloce lungo i sentieri del ricordo e si fa immagine; prende la forma viva del presente oppure quella, sfumata, del passato. Cosi, come parola dal suggestivo potere di evocare immagini nella memoria, si presenta il volume "Lavorare è un piacere" di Graziantonio Palasciano, autore prolifico e sensibile, al suo terzo cofanetto di opere, che trasmette con e nella scrittura le emozioni di raccontare in chiavi diverse una vita - la sua - nonostante tutto intensa e piena di passioni. Il volume raccoglie una preziosa carrellata di brevi ritratti che documentano antichi e nuovi mestieri intrappolandoli sulla carta e consegnandoli al ricordo. All'immagine si accompagna la scrittura. Poche righe, scritte in una doppia versione, italiana e vernacolare, accompagnano infatti gli schizzi e le fotografie. La rapida concisione dello scritto prende anch'essa la forma di uno schizzo. Altre immagini, altre suggestioni si aprono così nella mente del lettore, non più visive, ma immateriali. Così la parola spalanca le porte al ricordo e l'immagine si fa più viva, più vera. Prendono forma e si muovono nella mente vecchie figure del passato. Ecco allora comparire il lampionaio con la sua scala, l'ombrellaio, il venditore di sapone, il cantastorie ed il burattinaio, il cenciaiuolo con le sue stoffe colorate. Si affacciano nella memoria voci e colori di un passato ormai sbiadito come il nero di seppia delle vecchie fotografie, figure quasi favolose delle quali si e perso oramai quasi anche il ricordo. Ma dietro il potere evocativo della parola si nasconde il cuore pulsante della vita attiva, che trae forza e significato nel lavoro.
Accanto a questi antichi mestieri prendono posto, così, anche quelli più recenti, oppure quelli, senza tempo, legati alla lavorazione del pane ed al lavoro della terra, che sa di sudore e di fatica; una terra, come la nostra Murgia, assetata e avara di frutti, ma presente, sempre, in lavori quali la mietitura e la vendemmia. Ecco così susseguirsi, nel volume di Palasciano, immagini "raccontate" attraverso la suggestione della scrittura, in un efficace "amarcord" di antichi mestieri ai quali si affiancano quelli moderni, senza tralasciare l'universo femminile, al quale viene concesso ampio spazio, ad esempio, nella rievocazione dei vecchi lavori con i ferri e l'uncinetto oppure nella preparazione della tradizionale pasta fatta in casa. E così, pagina dopo pagina, ecco venir fuori il ritratto, oggettivo e disincantato, di una umanità che lavora, con amore e dedizione e non badando alla fatica perché, in fondo, "lavorare è un piacere?
Onofrio Bruno
ALTAMURA
Prelati e Sindaci
Un rosso, un giallo, un blu sono solo dei colori. Tanti colori, ognuno con la gamma delle proprie tonalità, messi insieme dalla mano di un artista, formano un quadro. Un nome, una data, da soli sono soltanto un nome e una data; tanti nomi, tante date create dal divino artista quale è lo Spirito di Dio, ricordati, ordinati e messi insieme diventano una cronotassi; diventano storia, cammino di Chiesa e di popolo.
Un libro che offre in sistematica successione temporale tutti i Prelati, i Vescovi, i Sindaci di una comunità ecclesiale e civile permette non solo di conoscere i profili biografici di ognuno, ma anche di collocarli in un contesto storico e di metterli in rapporto a un prima e a un poi. Scorrendo le brevi schede biografiche dei nomi di Vescovi o Prelati e dei 29 Sindaci, si ha la sensazione di fare un cammino di secoli accanto ai personaggi che lo hanno segnato. L'autore non si preoccupa di presentare l'opera pastorale dei Vescovi, ne l'impegno politico e amministrativo dei Sindaci, ma questo non toglie valore al suo lavoro, poiché non era questo il suo intento. Con questa ultima fatica "Altamura Prelati e Sindaci", Graziantonio Palasciano getta tanta luce sulla sua città.
Mario Paciello
Vescovo
PRESENTAZIONE
Mente prolifica quella di Graziantonio Palasciano che ancora una volta si cimenta nella difficile arte della scrittura, mostrando una naturale versatilità nella scelta dei temi e dei generi e passando con disinvoltura dal romanzo, scritto sul filo della memoria, alla poesia, dalle raccolte di detti e proverbi della saggezza popolare, frammenti di un patrimonio appartenuto all'arcaico mondo contadino della sua città natale, ad argomenti più complessi e specialistici della storia locale.
In quest`opera, intitolata semplicemente "Altarnura, prelati e sindaci", l'autore si mette alla prova percorrendo il difficile terreno della cronotassi, ricostruendo, in due fasi ben distinte, la serie dei Prelati dell'antica arcipretura nullius di Altamura (dal 1993 sede della Diocesi della Murgia) lungo una linea temporale di circa ottocento anni e dei sindaci che dal 1920 fino ad oggi hanno governato questo Comune, riportandone non solo i dati puramente anagrafici ed il periodo di governo della municipalità, ma anche i partiti politici che hanno costituito le giunte comunali con i nomi dei relativi assessori. La serie continua con l'elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini e le coalizioni politiche che li hanno sostenuti. Un lavoro lungo e paziente - come mi ha confidato lo stesso autore-, spesso difficoltoso per il reperimento del materiale fotografico posto a corredo della sezione e dei dati cronologici che dovevano essere rigorosamente esatti. Forse un velato invito rivolto agli studiosi locali affinché comincino ad occuparsi anche della storia recente di Altamura e non solo di quella antica? Un compito difficile da affrontare, e vero, ma con il quale, prima o poi, bisognerà misurarsi, anche se con molta prudenza ed obiettività.
La prima parte del lavoro di Palasciano si colloca nella scia della tradizione storica locale rappresentata dall'opera di Ottavio Serena (La Chiesa di Altamura, la serie dei suoi Prelati e le sue iscrizioni - 1902, che si ferma a mons.Tommaso Cirielli), il quale fu il primo a trarre informazioni inedite sui prelati dai documenti esistenti negli archivi che egli ebbe modo di frequentare. Agli anni Sessanta del Novecento sono da ascriversi altre due pubblicazioni: quella di V. Vicenti (I Prelati di Altamura, manoscritto del 1964, pubblicato anastaticamente dall'editore Schena a cura di Donato Denora nel 1987) e del canonico don Nicola Ciccimarra (La cattedrale di Altamura. Storia degl illustri prelati e dinastie dalle origini sirio ad oggi, vol. III del 1966). Entrambe concludono la cronotassi degli arcipreti della Chiesa altamurana con mons. Antonio D'Erchia, ancora in carica.
Palasciano, facendo dunque tesoro di una letteratura locale già esistente sull'argomento, ampliando alcune notizie storiche rinvenute in altri testi e avvalendosi per i più recenti prelati e nuovi vescovi della Diocesi della Murgia di documenti di prima mano e testimonianze orali degne di fede, ha continuato quel lavoro gia iniziato da altri, aggiornandolo fino ad oggi. Ha posto così un'altra pietra miliare in quell'opera di ricostruzione storica che non riguarda solamente la Chiesa di Altamura con i suoi ottocento anni circa di vicende liete, tragiche e, qualche volta, tragicomiche, ma l'intera citta e la sua comunita. Ha preso nelle sue mani il "testimone" lasciato ai volenterosi dai pazienti ricercatori di patrie memorie del passato, che hanno operato con il preciso intento di mantenere viva e perpetuare nel tempo la memoria storica della comunità altamurana per trasformarla in coscienza civica. Palasciano, però, a differenza di quei
suoi concittadini, opera in una situazione storico-sociale molto diversa, in un'epoca in cui un relativismo diffuso e l'idolatria del benessere stanno facendo perdere a molti l'identità e l'orgoglio di appartenenza ad una comunità cittadina, inaridendo le radici stesse della loro esistenza: la conoscenza di quello che siamo stati per essere cio che oggi siamo e quello che vorremmo essere.
ll libro di Palasciano non è il lavoro di uno storico; non è stato concepito così. Gli specialisti non troveranno riportati nuovi documenti, magari inediti, valutazioni e giudizi frutti dell'adesione a questa o a quella scuola storiografica. L'unica fonte inedita utilizzata, tra le tante conosciute, è un manoscritto del canonico don Nicola Gesualdo, il quale, come Vicenti e il suo confratello Ciccimarra, si occupò anche lui negli anni Sessanta della storia della Chiesa altamurana e dei suoi prelati, ma senza fortuna, visto che la sua opera giace ancora oggi in un impolverato armadio dell'Archivio Capitolare. L'opera di Palasciano, quindi, si configura più come un racconto che si legge con piacere, senza provare noia per la presenza di date e nomi, come spesso accade.
Va accolto con interesse e benevolenza in quanto arricchisce non solo il patrimonio stonco-letterario sulla città di Altamura, ma soprattutto serve ai membri di questa comunità: ai giovani per conoscere le proprie origini, agli adulti per evitare la perdita della propria coscienza civica.
Ottobre 2006
Prof. Giuseppe Pupillo
MILLE RICORDI
Eventi e immagini
PRESENTAZIONE
Ho da sempre avuto il desiderio di raccontare in un libro la storia della sezione di Altamura Unione Italiana Ciechi, dalla sua istituzione fino ai nostri giorni, per condividere, con gli altri, anni di intenso lavoro a completa disposizione dei ciechi di Altamura e di Gravina in Puglia. L'idea è nata dalla voglia di pubblicare alcune foto e gli articoli di giornale pubblicati in questi trentacinque anni di vita della rappresentanza, che raccontano l'evoluzione di questa realtà che, negli anni, è divenuta un punto di riferimento per molte persone sofferenti. Le immagini, anche se sbiadite, testimoniano il forte desiderio di dare ai fratelli videolesi delle opportunità per un rilancio all'interno del tessuto sociale e un'occasione per emanciparsi in una realtà che, spesso, tende ad emarginare il diversamente abile, perché ritenuto incapace di dare un contributo utile per lo sviluppo della collettività. Le foto ricordano le tappe più importanti dell'Associazione altamurana: dalla sua istituzione nell'anno 1970, in cui contava pochissimi iscritti,al 2005 in cui il numero dei soci è arrivato a 150 unità. Sono anni ricchi di soddisfazioni e di traguardi raggiunti, ma anche contrassegnati da sofferenze, sacrifici, duro lavoro ...
Anni vissuti con i ciechi, lottando per il loro rispetto, per il riconoscimento dei diritti fondamentali e per il loro inserimento nel mondo del lavoro. Ricordo con nostalgia i 25 giovani centralinisti telefonici e i 4 masofisioterapisti che, in tenera età, varcarono la soglia della "casa dei ciechi" apprendendo da me quelle lezioni fondamentali che poi sono servite per destreggiarsi meglio nel quotidiano. Giorni intensi, ma anche fruttuosi,dove si è riscoperto la gioia di stare insieme, la vera solidarietà, la speranza sia durante i momenti di festa (gite, rappresentazioni teatrali, attivita sportive...) sia in occasione di avvenimenti altamente spirituali (Festa della Luce, Giornata Nazionale del Cieco,Giornata di Ringraziamento del Malato, visite ai santuari, incontri di preghiera...). La vita dell'Associazione è da sempre stata contrassegnata da tante attività per dare la possibilità, a quanti vivono, costantemente, il dramma della solitudine, di riscoprire l'importanza del contatto, della relazione fruttuosa e reciproca. "Mille ricordi" affiorano nella mia mente e mi ricordano il tempo che è stato, la giovinezza, le tante battaglie combattute per la causa dei videolesi, tanti amici che non ci sono più, tante persone che mi hanno aiutato ad andare avanti senza timore (parenti, volontari, obiettori, soci...). La lettura del libro, accompagnata dalla visione delle foto, rappresenta una possibilità per valorizzare anche il nostro passato, recuperando tradizioni, usi, costumi, ormai desueti, ma che racchiudono ancora quel fascino intramontabile.
"Mille ricordi" per dare colore e vivacità ad un presente che deve recuperare quelle sfumature del passato, indispensabili per orientarsi meglio nelle asperità del presente.
comm. Graziantonio Palasciano
Presidente U.I.C. Altamura
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